Poiché le teorie keynesiane sono, spesso, alla base della strategia secondo
cui la disoccupazione è un male che va combattuto elevando gli investimenti, è
interessante riproporre la conferenza di Madrid, dove Keynes per primo anticipa
i limiti di questa strategia.
Anzi, delinea una prospettiva pressochè
contrapposta rispetto alla morsa di efficientismo e consumismo in cui, per due
secoli, si é trovato costretto l'uomo industriale.
Pare che una delle possibili soluzioni sia la riduzione degli orari di lavoro.
This little essay arose from a speech to students of Winchester College in 1928 and then repeated in Cambridge. The strength of the arguments and the success it had in the university made the decision to mature in a short essay published in 1930.
was the period of the Great Depression, one of the darkest moments of the twentieth century economy. Today echoed by Adelphi.
"economic possibilities for our grandchildren"
of John Maynard Keynes. Cambridge, 1929
■ "The depression that has affected the entire planet, the anomaly of abnormal disoccupazione in un mondo bisognoso di tutto, i nostri stessi, disastrosi errori, tutto questo ci impedisce di vedere sotto la superficie, e di capire dove stiamo andando."
■"Da qui traggo la conclusione che, non ne dubito, troverete sbalorditiva ... La conclusione è che, in assenza di conflitti drammatici, o di drammatici incrementi della popolazione, fra cento anni il problema economico sarà risolto, o almeno sarà prossimo a una soluzione. In altre parole, se guardiamo al futuro l'economia non si presenta come un problema permanente della nostra specie"
■"L'economia deve rimanere una materia per specialisti, come l'odontoiatria. Sarebbe davvero magnifico se gli economisti riuscissero a pensarsi come una categoria di persone utili e competenti: come i dentisti, appunto"
Di seguito, una breve sintesi del testo tradotto in italiano.
Negli ultimi tempi ci ritroviamo a soffrire di una forma particolarmente virulenta di pessimismo economico. È opinione comune, o quasi, che l'enorme progresso economico che ha segnato l'Ottocento sia finito per sempre; che il rapido miglioramento del tenore di vita abbia imboccato, almeno in Inghilterra, una parabola discendente; e che per il prossimo decennio ci si debba not expect an increase, but a decline in prosperity.
I think this is a very glaring misunderstanding of what is happening around us. Mistaken for rheumatism who are actually growth disorders, and in particular a growing too fast. The period of adjustment between an economic era to another is never painless. The technique has progressed so quickly as not to allow adequate absorption of the workforce, improving the standard of living was even too fast, the banking system and the global economy have lowered interest rates far less than they should, wishing to ensure a certain balance. However, the chaos and losses that have accrued accounted for just 7.5 percent of national income; throw away a shilling and six pence for every pound, and there are only 18 shillings and sixpence, but it is also true that correspond to the value of a whole pound of five or six years ago. We tend to forget that in 1929 the British industrial production was the highest ever, and that last year the net surplus in our balance of payments, the amount that is available, after settlement of imports, new investment abroad , was the highest in the world, surpassing fifty percent that of the United States.
again - to stay on the ground of comparison - if we reduced our salaries to approximately half, disconoscessimo four-fifths of the national debt, and investissimo gains in gold bullion, rather than lend at a rate of 6 percent, we would end up at the much-envied France. But it would be a step forward?
depression that has affected the entire planet, the anomaly of the abnormal unemployment in a world in need of everything, our own, disastrous mistakes, this prevents us from seeing below the surface, and to understand where we are going. My prediction is that the two most blatant forms of pessimism, and opposing - the pessimism of the revolutionaries are convinced that a situation so compromised, necessitate a radical change, and the reactionaries, persuasi che la nostra vita economica e sociale si regga su un equilibro talmente instabile da sconsigliare qualsiasi forma di esperimento –, si riveleranno, a tempo debito, entrambe errate. Nelle pagine che seguono, tuttavia, non mi occuperò del presente, e nemmeno del futuro prossimo. Cercherò invece di proporre un antidoto alla miopia, e cioè una rapida incursione in un futuro ragionevolmente lontano. Che livello di sviluppo economico, proverò a chiedermi, possiamo immaginare di raggiungere da qui a cento anni? Quali possibilità economiche avranno i nostri nipoti?
Trattandosi di un esercizio, possiamo immaginare che da qui a cento anni il nostro livello economico sia otto volte superiore a quello attuale. Come abbiamo detto, potrebbe succedere.
È vero che talvolta i bisogni degli esseri umani appaiono insaziabili. Ma occorre tenere presente che si suddividono in due categorie — quelli assoluti, che emergono in qualunque situazione i nostri simili si trovino a vivere, e quelli relativi, che si manifestano solo se la loro soddisfazione ci pone, o ci fa sentire, al di sopra dei nostri simili. I bisogni del secondo tipo, quelli generati dal desiderio di superiorità, crescono insieme al tenore di vita, e possono in effetti diventare insaziabili. Ma per i bisogni assoluti le cose vanno diversamente — e prima di quanto crediamo potremmo raggiungere uno stadio nel quale questi ultimi saranno soddisfatti, e saremo pronti a rivolgere le nostre energie verso obiettivi che con l'economia non hanno nulla a che vedere.
Da qui traggo una conclusione che, non ne dubito, troverete sbalorditiva. E più ci penserete, più vi sbalordirà.
La conclusione è che, in assenza di conflitti drammatici, o di drammatici incrementi della popolazione, fra cento anni il problema economico sarà risolto, o almeno sarà prossimo a una soluzione. In altre parole, se guardiamo al futuro l'economia non si presenta come un problema permanente della nostra specie.
Ma perché addirittura sbalordirsi, vi chiederete. Be', perché se per un attimo ci rivolgiamo al passato, anziché al futuro, il problema dell'economia, della lotta per la sopravvivenza, has always been the fundamental problem, and the more urgent that our species - and not only ours, but all living species, since the dawn of history - has been faced with.
In a sense, we have evolved - and with us our drives, and our deepest instincts - to solve the economic problem. And once this was solved, mankind would find itself deprived of its traditional target.
The English text can be found by clicking the link