FIAT. Il “ Diktat di Marchionne”, ovvero, la Costituzione fuori dalle fabbriche! has long spoken of the work only as a commodity in a country that has gone the term "responsibility", replaced the word "economy"
The case of Fiat and the economic measures of government: Labour rights
by the law of survival.
The story of an Italy led by a government that fails to address the crisis, increasing public debt and fiscal pressure, size i diritti, crea precarietà e attacca la Costituzione.
FIAT. Il “ Diktat di Marchionne”, ovvero, la Costituzione fuori dalle fabbriche!
Quali sono i programmi che Marchionne intende sviluppare a Pomigliano?
Esiste un piano industriale a breve, media e lunga scadenza?
Di fatto, la pigrizia dei poteri pubblici consente un ulteriore saccheggio ai diritti del lavoro, operato da una multinazionale che oramai di italiano ha molto poco.
I lavoratori non sono una merce e non possono essere sottoposti ad uno stress che inciderà profondamente sulla loro salute psicofisica.
Otto ore di lavoro without a break are against the constitutional principles, against the laws on safety in the workplace, against all claims of the international organizations invited not to exceed the limits of human tolerability. Very serious problems with respect to the disease and also the strike.
In fact, it is clear the business plan, while it is a clear attempt to undermine both inside and outside the FIAT, the fundamental rights of labor.
node work and freedom enshrined in our constitution must be defended against any attack.
a question, this, that calls into question the entire trade union movement.
union movement that right on the model contract and the financing of the state social encounters the greatest difficulties in relations unit.
Nevertheless, a union that likes to call "general labor and trade union rights," will meet and overcome this long challenge.
In this sense, the CGIL, compared to these other emergencies, it must surely exceed the congressional debate.
After the great success of the national demonstration of public services on 12 June, with the strike of 25 June, the CGIL will pave the way for a long period of struggle.
In the meantime, all we need to support hard to dispute that the FIOM opened Pomigliano, with the certainty that this is not a struggle that involves only a factory and its workers, but a struggle that involves the workers as a whole and must be won because they are not undone the gains of the labor movement.
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A personal investigation (in fact, a reading of part: that of the worker)
Abstract
work as a commodity in a country that has gone the term "responsibility", replaced by the word "economy"
Since the advent of neoliberalism in the decay of Berlusconi, the Italian Multiple features of the crisis: the ideological - political, institutional and economy.
The "Marchionne Diktat" namely, the Constitution outside of the factories!
Abstract (predictable and valid for any labor disputes)
It is clear that workers faced the risk of unemployment, while maintaining a job will be forced to accept any employment status.
As it is clear that the union that represents them should seek appropriate solutions to ensure the workers, all workers (inside and outside a given factory), a secure job.
Obviously, if this should take place within the Statuto dei diritti dei Lavoratori, la discussione sarebbe magari dura, ma sicuramente possibile.
Purtroppo, non è così. Con Pomigliano, si acuisce ancor di più l’attacco ai diritti dei lavoratori. Attacco che assume proporzioni inaccettabili e rispetto alle quali la FIOM CGIL fa bene a dire no.
Infatti, alcuni operai, che pure si preparano a subire l’imposizione di Marchionne e quindi, con ogni probabilità, accetteranno il patto di scambio approvato da CISL e UIL, hanno detto che vivranno condizioni di lavoro “da schiavi”.
Si sbagliano? Probabilmente no. Da non dimenticare, ad esempio, che in Italia abbiamo già riscontrato le condizioni di lavoro in schiavitù a Rosarno.
Ed è verso queste ristrettezze che tenderanno le condizioni di tutti i lavoratori salariati, se non ci opponiamo, uniti e compatti, a quell’idea di “sovranità della globalizzazione” che manifesta questo governo. Idea condivisa, a quanto pare, dai padroni e subita passivamente da alcuni sindacati corporativi e dalla penna facile.
Quell’idea di “sovranità della globalizzazione” la cui spiegazione è drammaticamente semplice: i capitali (sistema finanziario, risorse, impianti), possono spostarsi liberamente, e, con loro, anche la forza-lavoro necessaria, ma senza portarsi appresso i diritti e le conquiste, salariali e non, che i lavoratori hanno ottenuto in almeno due secoli di lotte.
In questo modo è scontato che le condizioni del lavoratore italiano si avvicineranno sempre più a quelle dei lavoratori dei Paesi più poveri, visto che il padrone, altrimenti, trasloca l’intera produzione nei paesi dove il salario è letteralmente da “fame” e i diritti sindacali un miraggio.
Ecco, noi dobbiamo appunto rovesciare questa idea, diventando punto di riferimento nelle lotte dei lavoratori italiani e dei rimanenti paesi europei.
Si può fare? Io penso di si, partendo dall’idea che i diritti minimi sanciti dalla Costituzione non possono essere prevaricati e, pertanto, non possono essere derogati da alcun accordo sindacale. Ricordando che in Italia esiste un sindacato, la CGIL, che ha saputo, anche nei momenti più difficili, costruire l’unità del mondo del lavoro partendo da proprie autonome rivendicazioni, senza subire l’influsso dei poteri forti comunque rappresentati.
Il lavoro come merce, in un Paese in cui è sparito il termine “responsabilità”, sostituito dal vocabolo “economicità”
Da lungo tempo, ormai, si parla del lavoro solo come merce, in un Paese in cui è sparito il termine “responsabilità”, sostituito dal vocabolo “economicità”.
Ora, posto che alla riduzione del debito pubblico e alla razionalizzazione delle risorse, tutto il sindacalismo italiano ha sempre dato un grande contributo, molti sembrano non comprendere il perché, da quasi due anni, ci siano, in Italia, così forti divisioni sindacali.
Il punto, su cui si discute spesso, è “perché la CGIL non firma?”.
Poco si discute sul perché CISL e UIL firmano.
Mai, quasi mai, si parla di quali risultati sono stati raggiunti e di chi ha approvato (se ha approvato) quegli accordi.
Penso che il caso FIAT, con la FIOM CGIL rimasta per l’ennesima volta da sola a difesa dei diritti dei lavoratori, di tutti i lavoratori, possa aiutare una riflessione sul come si può uscire dal guado in cui is the world of work.
Obviously, we must make an effort to understand the case of Fiat and so-called "crisis" are closely related.
Just as they are separate agreements on the model contract and the public service which, not surprisingly, were signed at a time when the only CGIL began to speak of a crisis, opposed by a government that claimed otherwise. In fact
and to exit from the contradictions of separate agreements, the union, any union, should require the policy to recover the word "responsibility" and try to field its own proposal to the deeply rooted reasons for workers. Avoiding
, Needless to generalizations, knowing that to speak of natural rights is inviolable and inalienable or use of persuasive language formulas that can also have a practical function, but have no theoretical value.
Remembering, however, that true political freedom and social freedoms are following the birth, growth and maturity of the movement for workers and peasants with little land or no property, which has been able to claim the needs of the poor asking for the public authorities not only the recognition of personal freedom, but also the labor protection against unemployment, the rudiments of education against illiteracy, and so on assistance for disability and old age, etc..
This is the heritage that we are called to defend and enhance.
If we focus, for example, the metamorphosis of society work and recognizes that the essential feature of the work is to be an activity that takes place in the public sphere, as requested activity, defined and recognized as useful to others, For this, compensation, then we realize what we are talking about heritage. We're talking about thousands of jobs applied for and approved, and thousands of essential services for citizens, which connects a large part of design and advanced training of all developed countries.
Since the advent of neoliberalism in the decay of Berlusconi, the Italian Multiple features of the crisis: the ideological - political, institutional and economic.
Before coming to the list of damage done by this government and the subsequent separate agreement Pomigliano, I consider useful a brief political analysis, to understand how the Italian crisis is primarily to assess the political and financial terms first.
Because, as he got to say, now several years ago, Paolo Sylos Labini in the book "The Italian crisis," so long "in Italy we are experiencing multiple crises: the ideological-political, institutional ed economica.”, in un sistema in cui “la corruzione … ha avuto un’accelerazione impressionante.”, all’interno del quale non si può scordare “la personalità, totalmente amorale, di certi uomini politici ed il consumismo, che ha favorito le tendenze e le tentazioni al rapido arricchimento.”
In tal senso, mi spiace ricordarlo, nella nostra malata democrazia i segni del decadimento politico sono sotto gli occhi di tutti e investono anche le parti sociali, compreso, quindi, il sindacato e l’insieme del movimento dei lavoratori.
Non a caso, anche in questa crisi finanziaria, come in tutte le precedenti, anziché affrontare le questioni di merito si preferisce about the psychological aspects as a cause of certain phenomena.
So we talk about fear, hopelessness, panic, bad habits, consumer education etc..
Thus, it holds responsible those who accept agreements shameful, irresponsible while judges who, like the CGIL, defends the fundamental labor rights.
this is also a silly fig leaf with which it covers the absence of policy action el'asfittica parliamentary group, party, party fractions, collective means of disinformation, etc..
Moreover, the political crisis is also reflected by certain visible elements, elementary
1) the inability di schierarsi a favore di chi lotta per i diritti costituzionali e la libertà;
2) le contraddizioni che erodono voti, portano all’astensionismo sempre più diffuso, e impediscono la costruzione di veri rapporti di forza;
Non bisogna dimenticare che il partito unico di governo, dominante nel nostro paese grazie allo strapotere ottenuto attraverso una legge elettorale vergognosa, non ha più bisogno di svolgere funzioni politiche dirette, ma solo tecniche di propaganda, di polizia, di influsso morale e culturale (aiutato dalla parte più retriva del clero, che rimane un problema italiano).
L’unica funzione politica svolta è quindi indiretta, di polemica contro i micro partiti ed i gruppi opposition.
This explains, for example, the onslaught continued and the CGIL.
Within this apparent complexity of the opposition parties are falling, often due to laziness and in order to avoid censorship (and therefore be excluded from the salons television) in the game of "keep an exclusively cultural profile, which gives rise to a political language of jargon, unintelligible to the voters.
That is, they become cultural and political issues, such as intractable.
maneuver on government, I think the list is enough points for the most nefarious actions, possible only in a country that has a real problem of democracy and is not cohesive.
It follows a government action, dramatically, clear path of destruction of the constitution which is manifested through the following (not exhaustive) points:
1) finance "falsely creative Tremonti, who through continuous cuts, the sale of public assets (in the case of social security institutions, employees and shareholders of companies), privatization of common goods (starting from the water), welfare cuts, the bad investments, led the public debt to a dangerous level, downloading the entire cost of his mistakes on cuts in public services, wages and pensions;
2) the consequent "Commodification of labor and social welfare" Sacconi , which passes through the elimination of public services, the sale of social security and pension systems, the killing of the Statute of the rights of workers;
3) the "Counter-centralized and damaging" to Brunetta, who, through the attack on public workers with the smear campaign "all lazy," paves the way for the "dismantling of public services" required by the maneuvers of Tremonti and the "commodification of labor and the welfare state "imposed by Sacconi;
4) the" relocation della filiera produttiva e del capitale” dei confindustriali , che ha portato ad un impoverimento complessivo del Paese, acuendo le differenze nella distribuzione del reddito;
5) gli “accordi separati” di CISL e UIL , che, in nome e per conto di un mero interesse rispetto alla prevalenza di un modello sindacale e di una manifesta opportunità politica di schieramento, puntano diritti verso una idea di sindacato “collaborazionista”, più “bilaterale” e, quindi, meno libero ed incapace di svolgere una funzione generale di difesa del lavoro e di tutela contrattuale e salariale;
6) le leggi “ad personam” in materia di giustizia , all focused on protecting a number of powerful, leading, in a very short time, an expansion of the corruption that affects all regions, including those of the north, and public administration;
7) the gag to information;
8) privatization and the use of important instruments of collective security (as the Civil Defence) to meet the interest of "clique" of power.
To complement this, and only to support such an unjust policy, now comes the "Diktat Marchionne, supported of course by all the subjects listed above (forse uno scambio fra il taglio ai diritti voluto da Sacconi e la possibilità di accedere ad ulteriori investimenti pubblici a carico della fiscalità generale?).
Da evidenziare che la questione Pomigliano cade nel momento in cui il governo sta varando l’ulteriore, dannosa, manovra economica.
Con la manovra economica, vengono, ancora una volta (da ricordare i tagli apportati dal DL 112/08), colpiti i salari e i contratti dei lavoratori pubblici, per i quali è previsto il blocco dei contratti, sia nazionali che integrativi. Inoltre, vengono bloccate le assunzioni, licenziati i precari, tagliati i servizi. Per finire, si innalzano, ancora una volta, le pensioni. Non ultimo, si interviene, derogate from the laws on the safety and health of workers.
In fact, speaking on industrial workers and those of public services, it is simultaneously trying to undermine the labor law is stronger than the nuclei of union resistance.
The "Marchionne Diktat", ie, the Constitution outside of the factories!
First, it would be good Marchionne wants to explain why (if you really want to) move production to Poland of the Panda Pomigliano, despite the favorable conditions which has so far received in Eastern Europe, thanks to low wages and the brutal rules imposed on the metalworkers Poles.
I asked myself and I wonder if "Solidarnosc" (Polish Workers' Trade Union "Solidarity") is pleased with the transition from communism to a supposed "democratic freedom" that is based on the setting up of multinational companies that compress the quality of life and the possibility of cultural and social growth of the Polish people.
Get back to us, it seems that, in the international context in which it is projected FIAT Auto, the much-vaunted investment of 700 million € in Pomigliano, praised by supporters of petty insecurity, which, taking advantage of the need to meet basic needs a poor and in need of work, the agitate against the reasons for the FIOM CGIL, will not guarantee any certainty for the future.
What are the programs that will develop Marchionne Pomigliano?
there a plan in the short, medium and long term, taking into account the fact that Panda could not have a life as durable as other types of cars?
could not, FIAT, begin a policy of conversion to the use of alternative sources?
The Campania Region is not involved. It has nothing to say?
And the national government? Beyond the rhetoric and arrogant declaration of Tremonti proclaiming the victory of "reformism" (yes, because the reform to the right just about a ball and chain per i lavoratori) e di Sacconi (il vero manovratore) che evidenzia il passo avanti verso il superamento (leggasi demolizione) dello Statuto dei diritti dei lavoratori, colpisce l'assenza totale del governo in questa vicenda.
Di fatto, la pigrizia dei pubblici poteri consente un saccheggio ai diritti del lavoro, operato da una multinazionale che oramai di italiano ha molto poco.
È la storia della peggior Fiat che si ripete, con il ritorno a una sorta di reparti confino e l'enorme compressione dei diritti che fu superata grazie all’unità del movimento sindacale e alla resistenza degli operai, spesso immigrati meridionali, negli anni sessanta.
I lavoratori non sono una merce e non possono essere sottoposti ad uno stress che incide profondamente sulla loro salute psicofisica.
Otto ore di lavoro senza pausa sono contro i principi costituzionali, contro le leggi sulla sicurezza nei luoghi di lavoro, contro tutte le indicazioni degli organismi internazionali che invitano a non superare i limiti della sopportabilità umana.
Sarebbe utile che il Parlamento avviasse una inchiesta parlamentare sulle condizioni di lavoro alla FIAT.
Sarebbe utile che l’opposizione parlamentare evitasse di rilasciare dichiarazioni che fanno supporre l’accettazione del taglio ai diritti.
Così come sarebbe utile che tutti evitassimo di dichiararci a favore senza aver letto la proposta inaccettabile di Marchionne.
In effetti, non è clear business plan, while it is a clear attempt to undermine both inside and outside the FIAT, the fundamental rights of labor.
In fact, we know nothing about the future of Fiat, while we can see that it is totally ignored Article 41 of our Constitution.
Workplaces can not be penal, and the right to health and humane conditions of work can not be waived.
node work and freedom enshrined in our constitution must be defended against any attack.
a question, this, that calls into question the entire trade union movement.
union movement that right on the model contract and the financing of the welfare state meets the maggiori difficoltà nei rapporti unitari.
Nonostante ciò, un sindacato che ama definirsi “sindacato generale del lavoro e dei diritti”, saprà affrontare e vincere questa lunga sfida.
In tal senso, la CGIL, a fronte di queste ulteriori emergenze, saprà sicuramente superare il dibattito congressuale. Dopo l’ottima riuscita della manifestazione nazionale dei servizi pubblici del 12 giugno, con lo sciopero del 25 giugno la CGIL saprà dare il via ad una lunga fase di lotta.
Nel frattempo, tutti dobbiamo sostenere la difficile vertenza che la FIOM ha aperto a Pomigliano, con la certezza che quella non è una lotta che investe solo una fabbrica, ma è una lotta che investe i lavoratori nel loro insieme e deve essere vinta perché non siano annullate le conquiste del movimento dei lavoratori.
Il problema è: che fanno i “giusti”?
Si oppongono o, per quieto vivere, tirano a campare?
Solo se si oppongono attivamente possiamo nutrire speranze di miglioramento civile del nostro paese: il movimento e la sua direzione contano assai più della situazione osservabile in un dato momento.
Avere in Italia al governo politici dalla moralità molto dubbia non è una fatalità: nel passato abbiamo avuto più volte governi decisamente civili
Silvio Berlusconi ha dovuto ammettere di essersi iscritto alla P2, di cui aveva sentito parlare come di un’associazione di persone che rappresentavano quanto di meglio c’era in Italia.
Sandro Pertini l’aveva definita un’“associazione per delinquere”.
Chi aveva ragione?
Paolo Sylos Labini. “La crisi italiana” Laterza, 1995
Luca Cipriani. 16 giugno ’10. Il caso FIAT e la manovra economica del governo: dai Diritti del lavoro al diritto di sopravvivenza.
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